Slep-Gigi Restagno

GIGI RESTAGNO

15 Gennaio 1997

Gigi non c’e’ più, da poche ore.

Dicembre 1996

Gigi sporge il suo mascellone fuori dalla vetrata di un bar del centro per richiamare la mia attenzione.

Sono le quattro (del pomeriggio) e mi invita per un aperitivo “anticipato”.

Nessuno dei due immagina che sarà il nostro ultimo incontro.

Metà anni ’80

Mai vista una nevicata simile a Torino.

La Renault4 di Gigi avanza a fatica come un rompighiaccio.

Siamo a caccia di un panino, dopo una lunga session nella cantina-sala prove di Luca (Bertoglio).

Rimarrà la mia unica prova con i neonati Misfits: da qualche tempo, nella testa c’e’ spazio soltanto per  Slep andthe RedHouse, la mia futura band orientata verso il blues rock.

Qualche settimana prima

Il Metro di via Gioberti, un seminterrato buio e maleodorante, è l’ultima tappa notturna per musicisti in carenza alcolica.

Il mio “ufficio di collocamento” alternativo.

Gigi mi propone di entrare nella sua nuova formazione o comunque di collaborare con lui come chitarrista.

Dieci anni dopo

Gigi e io abitiamo a pochi isolati di distanza.

La sera vado spesso da lui, armato di bottiglia di vino e chitarra Dobro National.

Lui mi fa ascoltare i demo delle sue canzoni e io sovrappongo delle linee di slide e i cori.

Alcune di quelle canzoni finiranno nel repertorio di vari gruppi di Torino.

Conservo ancora una cassetta delle nostre interminabili  jam.

Alcuni personaggi della scena musicale locale me l’hanno chiesta più volte, ma senza l’autorizzazione dell’autore lassù, non credo proprio che uscirà mai dal cassetto in cui riposa.

GIGI, avevi talento, fascino, senso dell’humor e conoscenza. Mentre le tue debolezze ti consumavano, non avevi tempo per i soliti noti che ti denigravano alle spalle per invidia.

Amico mio, sono sicuro che ora stai sogghignando come solo tu sai fare, soddisfatto della tua ultima nuova canzone.

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