Slep

“25 ANNI di GALERA”

Un piovoso lunedì del 1997 sto attraversando il cancellone del carcere delle Vallette per la prima volta. Il comune di Torino e il C.F.M. (la Scuola Civica di Musica) mi hanno proposto l’incarico di insegnare ai detenuti e io ho accettato. Tempo dopo, ho saputo che tutti gli altri interpellati avevano rifiutato.
Passo i miei documenti attraverso la feritoia del block-house agli agenti e ho in mente Fulsom Prison Blues“, Jailhouse Rock e “Riot in cell-block #9“; i muri scrostati e l’odore di muffa nei corridoi mi riportano invece alle scene nostrane di “Detenuto in attesa di giudizio” di Nanni Loy.

Un’altro cancello di metallo sbatte risuonando come una campana alle mie spalle; mi ritrovo davanti agli sguardi incuriositi di Salvo, Ahmet, Dejan, Saif, Dimutru, Abdul, Vito, Santiago e Agon, miei futuri allievi.

Slep, Carcere delle “Vallette”

Ma un corso di chitarra senza chitarre è una cucina senza pentole. L'”istituzione” sembra non aver tenuto conto di questo insignificante dettaglio. Decido di arrangiarmi da solo, anziché rinunciare: un paio di concerti, complici Hiroshima Mon Amour e qualche allievo di chitarra vip, e qualche generosa elemosina riescono a rimediare alle “distrazioni” dei dirigenti cittadini e alla carenza di dotazioni. Ora i miei allievi-detenuti hanno le chitarre.

Tiro avanti così per 25 anni, ricevendo da quelle persone molto più di quanto io creda di aver dato; la loro fiducia e stima non mi hanno mai fatto patire l’isolamento a cui sono stato consegnato. Ora tutto e’ improvvisamente finito e non a causa del disastro sanitario del 2020. La vera “pandemia” è il cronico disinteresse di chi conduce i giochi. La totale indifferenza per quell’umanita’ che non fa guadagnare voti o scatti di carriera.

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